L'anestesia spinale (seconda parte)

Tra i vantaggi dell’anestesia spinale la rapida insorgenza e l’elevata ripetibilità. Essa garantisce inoltre livelli plasmatici di farmaco minimi rispetto all’anestesia epidurale, nella quale l’assorbimento sistemico è considerevole, e permette blocchi efficaci con dosi di farmaco molto ridotte. Tra gli svantaggi una breve durata d’azione, un blocco di estensioni ridotte (se si vogliono evitare gli effetti secondari) e l’impossibilità di modificare il blocco una volta eseguito. L’anestesia spinale è indicata per la chirurgia di retto, prostata, sacro, arti posteriori e addome caudale. Sebbene possa essere un efficace aiuto in corso di chirurgia dell’addome craniale (anestesia integrata), in generale essa non è indicata per chirurgie non ben definite (ad es. laparotomia esplorativa) o che coinvolgano vaste aree del corpo.

Ipotensione e bradicardia sono effetti collaterali ampiamente riportati: si possono prevenire con un dosaggio accurato del farmaco e si possono trattare somministrando fluidi e farmaci agonisti alfa (fenilefrina, metaraminolo) o alfa-beta (efedrina, adrenalina). Le complicazioni gravi sono rare, anche se l’arresto cardiaco è sporadicamente riportato, ma sempre come conseguenza di ipotensione grave non trattata, e risponde con successo alla rianimazione cardiopolmonare (Casati A and Vinciguerra F, Curr Opin Anaesthesiol 2002). La scelta dell’anestetico locale si basa di solito sulla durata prevista dell’intervento, al fine di garantire un recupero funzionale più rapido possibile (Casati A and Vinciguerra F, Curr Opin Anaesthesiol 2002). Tuttavia negli ultimi anni la comprovata neurotossicità della lidocaina ha indirizzato la ricerca clinica verso l'utilizzo di basse dosi di altri anestetici locali (Kuusniemi KS et al, Reg Anesth Pain Med 2001), e l’associazione con adiuvanti come ad esempio oppioidi lipofilici (Ben-David B et al, Anesth Analg 1997; Vaghadia et al, Can J Anesth 2001) ed alfa-2 agonisti.

In anestesia spinale veterinaria non esistono facili ricette per ottenere la dose di farmaco da utilizzare, e la riduzione percentuale della dose epidurale prevista rappresenta un approccio completamente sbagliato. La dose va calcolata individualmente in base alle dimensioni del paziente, l’estensione dell’area chirurgica, la durata prevedibile dell’intervento e il tipo di stimolazione chirurgica. Appare quindi evidente come, anche in medicina veterinaria, un chirurgo in grado di limitare al massimo l’estensione del campo e la stimolazione chirurgica, oltre che accorto nel posizionamento del paziente, permetterà di ridurre considerevolmente la dose di anestetico locale utilizzata con notevole riduzione di effetti collaterali e dei tempi di recupero (deambulazione, minzione, ecc.). Questo aspetto risulta ancora più importante se consideriamo il fatto che in anestesia veterinaria, come in pediatria, è sempre necessario associare una sedazione profonda o un’anestesia generale.